
Il mare nel corso della storia umana ha avuto spesso il ruolo di unire e non di dividere i popoli.
La mostra “Adriatico senza confini” è un’importante occasione per mostrare le principali acquisizioni di decenni di indagini archeologiche nell’Adriatico orientale, ma anche le novità delle ultime ricerche svolte tra Italia, Slovenia e Croazia. Un momento di riflessione sulle radici culturali del nostro territorio e sull'identità culturale e spirituale dell'Adriatico orientale.
- LA DIFFUSIONE DELL'AGRICOLTURA NEL 6000 A.C.
Come in tutta Europa, l'agricoltura si diffonde nell'Adriatico orientale molti millenni dopo la sua origine in Asia occidentale. Capre e pecore compaiono nel 6000 a.C. e così pure, anche se non contemporaneamente, accade per i cereali e l'orzo. Questi elementi saranno accompagnati da innovazioni tecnologiche, quali ad esempio la ceramica e le asce in pietra levigata. A giudicare dall'improvvisa e radicale trasformazione nelle strategie di sussistenza e nel materiale culturale, la migrazione giocò un ruolo decisamente importante in questo cambiamento, anche se tale processo vedrà un'attiva partecipazione dei gruppi indigeni di cacciatori-raccoglitori che ne determineranno le caratteristiche sempre diverse da luogo a luogo.
- LA PRIMA CERAMICA
- UN NUOVO STILE
Nel 5600 a.C. lo stile ceramico delle comunità neolitiche cambia. Alla ceramica decorata ad impressioni succede in Dalmazia uno stile molto più elaborato, articolato e variabile, conosciuto con il nome di Danilo, Sembra che lo stile non abbia avuto origine in un sol luogo, ma si sia diffuso contemporaneamente nell'Adriatico orientale anche se in modo poco omogeneo: scarsamente definito nella Dalmazia meridionale, diverso nella parte settentrionale di questo territorio, dove è stato ribattezzato "Vlaška". Contatti ad ampio raggio, forse indicatori di scambi marittimi, sono documentati dalla presenza di manufatti in vetro vulcanico, l'ossidiana, la cui provenienza è per lo più riconducibile all'isola di Lipari (Sicilia nord-occidentale).

- UNA CROCEVIA DI POPOLI
Nel 5600 a.C. il Friuli vede la comparsa di numerosi piccoli villaggi e conosce episodi di estesa frequentazione. Forme e decorazioni di alcuni reperti ceramici e alcuni elementi dell’industria litica mostrano sia contatti con l’area padana, in particolare con la Cultura di Fiorano, sia con l’Adriatico orientale. Lievemente differente la situazione sul Carso triestino, caratterizzato dalla presenza di numerose grotte e rari ripari sottoroccia, utilizzati probabilmente come ricoveri temporanei, quali luoghi di sosta dei pastori e di stabulazione delle loro greggi. I materiali ceramici rappresentano un aspetto impoverito dello stile Danilo dell’Adriatico orientale, noto con il nome di “Gruppo di Vlaška” o dei “Vasi a Coppa”.
- VERSO LA SEMPLICITÀ
Il 4900 a.C. è contrassegnato da un altro cambiamento nello stile ceramico, conosciuto sotto il nome di Hvar, che ha contraddistinto in modo diverso l’Adriatico orientale. Le decorazioni si limitano a fasce di motivi geometrici incisi e a volte dipinti e progressivamente i recipienti diventano sempre meno ornati. Lo stile di Hvar deve il suo nome ai materiali archeologici rinvenuti nella grotta Grapčeva sull’isola di Lesina (Hvar) in Dalmazia centrale, ma alcune datazioni al radiocarbonio fanno supporre che questo stile abbia avuto invece origine nel cuore del territorio di Danilo. Forme e decorazioni dei recipienti compaiono anche nelle zone a nord-ovest di questo territorio, spingendosi fino al Friuli Venezia Giulia.

- UNA RADICE CULTURALE COMUNE
Gli oggetti di culto possono essere considerati la testimonianza di un sistema ormai perduto di comunicazione, sono il rifl esso nella cultura materiale di credenze e di ideologie: una forma non verbale di linguaggio. Sebbene sia diffi cile determinare in modo certo il significato che questi simboli avevano per chi li ha creati, la loro diffusa presenza nell’Adriatico orientale testimonia radici culturali comuni.