Uno degli aspetti più interessanti e innovativi del progetto del Nuovo Museo è l’utilizzo dell’ampia superficie verde del giardino circostante.
Al di là del valore estetico di questi spazi, si è scelto di sfruttarne il potere evocativo per affrontare il tema del rapporto uomo-natura.
L’ape domestica da miele ( Apis mellifera) è la più nota delle api, da millenni sfruttata dall’uomo per il miele e altri prodotti (propoli, cera, ecc.). Vive in colonie dalla peculiare organizzazione sociale, che comprende di norma una regina, unica femmina fertile, qualche decina di migliaia di operaie e, durante il periodo riproduttivo, qualche centinaio di maschi (fuchi). Dal punto di vista biologico la colonia rappresenta un superorganismo, ovvero una sola entità composta da migliaia di individui strettamente interdipendenti.
Con la loro opera di impollinazione di molte piante, le api domestiche contribuiscono alla biodiversità complessiva.
Presso il giardino del Museo è stato allestito un bug hotel. Un bug hotel è un rifugio artificiale destinato a fornire riparo agli insetti e ad altri piccoli animali.
Ogni materiale in esso presente viene colonizzato da diversi gruppi di specie, andando quindi a costituire per esse uno specifico habitat. Ad esempio, api e vespe di specie solitarie, anche loro fondamentali nel processo di diffusione dei pollini floreali, possono utilizzare cannucce e legni forati per la deposizione delle uova. I settori vicini al suolo, più umidi, possono essere occupati invece da piccoli animali della lettiera quali isopodi, diplopodi, gasteropodi e altri ancora.
La stazione meteorologica presente in museo consente di campionare:
- temperatura
- umidità
- piovosità
- vento (direzione, intensità)
- evapotraspirazione
- irraggiamento
- raggi UV
Tutti i dati raccolti, assieme a qualche elaborazione e simulazione sono disponibili in questa pagina .
Nel giardino del Museo sono stati realizzati dei piccoli appezzamenti seminati con grani antichi e legumi autoctoni di specie il cui utilizzo per scopi agricoli appare documentato nei siti archeologici dell’Italia settentrionale a partire dal Neolitico (dal 5600/5500 a.C. circa). Nel corso di laboratori dedicati, i partecipanti potranno sperimentare le diverse fasi della coltivazione neolitica: dall’aratura e semina, alla successiva pulizia delle colture dagli infestanti, sino alla raccolta, mietitura e trebbiatura. Approfondisci con l’ archeobotanico Mauro Rottoli alcuni aspetti dell’agricoltura neolitica.
Nell’alta pianura friulana e nelle aree moreniche, caratterizzati da suoli ghiaiosi poveri di nutrienti, si possono formare praterie magre, chiamate appunto magredi. Ve ne sono due tipologie fondamentali: i magredi primitivi e quelli evoluti. I primi si presentano come praterie discontinue, in cui si osserva una vegetazione a fisionomia steppica.
I magredi evoluti (prati stabili) hanno più nutrienti nel suolo e un cotico erboso omogeneo e continuo e si caratterizzano per le vistose e colorate fioriture. Sono tra gli habitat più ricchi in specie vegetali e per il loro mantenimento sono fondamentali lo sfalcio e/o il pascolo.
I mantelli sono formazioni contigue al bosco e costituiscono una sorta di cintura che lo separa dalle comunità erbacee circostanti. Spesso nel nostro territorio, soprattutto in pianura, essi fungono da cuscinetto protettivo per il bosco, in quanto si trovano a contatto direttamente con aree agricole o vegetazione ruderale ricca di specie alloctone. Si tratta in ogni caso di comunità dinamiche che tenderebbero ad evolvere verso formazioni arboree.
Hanno una fondamentale importanza per la fauna, fornendo protezione, rifugio e fonte di approvvigionamento (con frutti e semi) in particolare per l’avifauna, per i piccoli mammiferi e per la fauna minore.
La raccolta differenziata è una pratica facile, che può davvero fare la differenza: quando ricicliamo, i materiali vengono convertiti in nuovi prodotti, limitando il consumo di risorse naturali. In questo modo infatti si possono ridurre notevolmente i processi di estrazione di materie prime dall’ambiente e può diminuire considerevolmente la quantità di rifiuti inviati a discariche e inceneritori, contenendo le emissioni di sostanze inquinanti. La scelta più sostenibile però comincia con la riduzione drastica della produzione di rifiuti, incentivando il riuso e recupero dei materiali e limitando gli sprechi (ad esempio negli imballaggi) nelle fasi di produzione industriale. Il Museo favorisce e incentiva una minore produzione di rifiuti e una corretta raccolta differenziata.
Alberi e arbusti hanno cicli vitali molto più lunghi degli animali, ciò nonostante sono anch’essi destinati a fasi di senescenza, deperimento e morte. Molto spesso, in particolare nei boschi, il legno morto è rimosso dagli esseri umani perchè viene percepito come una sorta di rifiuto, uno scarto da eliminare. E’ invece un elemento prezioso per la biodiversità, e la sua presenza negli ecosistemi forestali incrementa notevolmente il numero di specie presenti. Sono molti gli invertebrati (detti saproxilici) legati al legno deperiente, ma questa risorsa è fondamentale anche per anfibi, rettili, uccelli e piccoli mammiferi, che vi trovano rifugio, siti di ibernazione e possibilità di reperire fonti di cibo. Il legno morto è un habitat importante anche per funghi, licheni, muschi e diverse specie vegetali. A livello domestico è possibile ricreare questi ambienti con piccole cataste di legna, che verranno presto colonizzate da diversi animali.