Seleziona la tua lingua

Giardino del museo

GIARDINO DEL MUSEO

Uno degli aspetti più interessanti e innovativi del progetto del Nuovo Museo è l’utilizzo dell’ampia superficie verde del giardino circostante. 

Al di là del valore estetico di questi spazi, si è scelto di sfruttarne il potere evocativo per affrontare il tema del rapporto uomo-natura. 

Il giardino infatti ospita numerose postazioni esperienziali dove conoscere – sperimentando – alcuni temi quali: 
- la biodiversità urbana, 
- la socialità negli insetti e la loro importanza negli ecosistemi, 
- la coltivazione e la trasformazione del territorio nel Neolitico, 
- i concetti di meteo e clima e la strumentazione scientifica della centralina meteorologica,
- il concetto di riciclo.
Veduta dall'alto del complesso museale presso l'ex Macello
Veduta dell'arnia didattica posizionata nel giardino del Museo
Un esemplare di ape domestica (Apis mellifera) intenta a bottinare su un fiore
Operaie di Ape domestica su un telaio dell'arnia didattica situata nel giardino del Museo

- L'APE DOMESTICA

L’ape domestica da miele ( Apis mellifera) è la più nota delle api, da millenni sfruttata dall’uomo per il miele e altri prodotti (propoli, cera, ecc.). Vive in colonie dalla peculiare organizzazione sociale, che comprende di norma una regina, unica femmina fertile, qualche decina di migliaia di operaie e, durante il periodo riproduttivo, qualche centinaio di maschi (fuchi). Dal punto di vista biologico la colonia rappresenta un superorganismo, ovvero una sola entità composta da migliaia di individui strettamente interdipendenti.

Con la loro opera di impollinazione di molte piante, le api domestiche contribuiscono alla biodiversità complessiva.

- IL BUG HOTEL

Presso il giardino del Museo è stato allestito un bug hotel. Un bug hotel è un rifugio artificiale destinato a fornire riparo agli insetti e ad altri piccoli animali.

Ogni materiale in esso presente viene colonizzato da diversi gruppi di specie, andando quindi a costituire per esse uno specifico habitat. Ad esempio, api e vespe di specie solitarie, anche loro fondamentali nel processo di diffusione dei pollini floreali, possono utilizzare cannucce e legni forati per la deposizione delle uova. I settori vicini al suolo, più umidi, possono essere occupati invece da piccoli animali della lettiera quali isopodi, diplopodi, gasteropodi e altri ancora.

Se di dimensioni adeguate, il bug hotel potrà fornire un prezioso rifugio anche a piccoli mammiferi rettili e anfibi.

Il Bug Hotel realizzato nel giardino del Museo: un luogo di rifugio e nidificazione per molti animali
Alcuni esemplari di api selvatiche del genere Osmia intenti a costruire il nido all'interno delle cannucce posizionate nel Bug Hotel
Alcuni esemplari di Isopodi, crostacei terrestri attivi decompositori della sostanza organica
La stazione meteorologica situata nel giardino del Museo

- LA STAZIONE METEREOLOGICA

La stazione meteorologica presente in museo consente di campionare:
- temperatura
- umidità
- piovosità
- vento (direzione, intensità)
- evapotraspirazione
- irraggiamento
- raggi UV

Tutti i dati raccolti, assieme a qualche elaborazione e simulazione sono disponibili in questa pagina

La strumentazione utilizzata è la base su cui vengono realizzati specifici laboratori didattici e progetti per le scuole su meteorologia e clima.

- IL CAMPO NEOLITICO

Nel giardino del Museo sono stati realizzati dei piccoli appezzamenti seminati con grani antichi e legumi autoctoni di specie il cui utilizzo per scopi agricoli appare documentato nei siti archeologici dell’Italia settentrionale a partire dal Neolitico (dal 5600/5500 a.C. circa). Nel corso di laboratori dedicati, i partecipanti potranno sperimentare le diverse fasi della coltivazione neolitica: dall’aratura e semina, alla successiva pulizia delle colture dagli infestanti, sino alla raccolta, mietitura e trebbiatura. Approfondisci con l’ archeobotanico Mauro Rottoli alcuni aspetti dell’agricoltura neolitica.

Coltivazione dei cereali secondo le modalità in uso nel Neolitico nel Giardino del Museo
Area coltivata modalità in uso nel Neolitico con l'evidente fioritura di Lino
Una immagine della maturazione dei cereali nell'area coltivata all'interno del giardino del Museo
Veduta del prato stabile realizzato all'interno del Giardino del Museo, con fioritura di archeofite
Una immagine del Garofano sanguigno (Dianthus sanguineus), specie illirica legata a prati aridi, presente anche nella città di Udine
Fiore di Orchide minore (Anacamptis morio), orchidacea diffusa nelle praterie aride e nei magredi

- IL PRATO STABILE

Nell’alta pianura friulana e nelle aree moreniche, caratterizzati da suoli ghiaiosi poveri di nutrienti, si possono formare praterie magre, chiamate appunto magredi. Ve ne sono due tipologie fondamentali: i magredi primitivi e quelli evoluti. I primi si presentano come praterie discontinue, in cui si osserva una vegetazione a fisionomia steppica.

I magredi evoluti (prati stabili) hanno più nutrienti nel suolo e un cotico erboso omogeneo e continuo e si caratterizzano per le vistose e colorate fioriture. Sono tra gli habitat più ricchi in specie vegetali e per il loro mantenimento sono fondamentali lo sfalcio e/o il pascolo.

- NIDI ARTIFICIALI

Nel giardino del Museo sono anche presenti alcuni nidi artificiali.
Un ottimo sistema per aumentare la biodiversità urbana è, infatti, l’utilizzo di cassette nido per uccelli e ‘bat box’ per i pipistrelli. Queste strutture, realizzate in legno, in cemento o in altri materiali, offrono un riparo durante il periodo riproduttivo, garantendo protezione e isolamento termico nella delicata fase di allevamento e svezzamento della prole. 
Vengono regolarmente utilizzati da specie antropofile quali ad esempio il pipistrello di Savi, l’assiolo e varie specie di cince.

Un nido artificiale per uccelli posizionato nel giardino del Museo
Un esemplare di Pipistrello di Savi, animale antropofilo che predilige le zone alberate; frequenta spesso le cassette nido per pipistrelli
Una cinciallegra, uccello passeriforme comune in ambienti antropizzati, che frequenta anche i nidi artificiali
Veduta di un tipico mantello (siepe) che circonda una formazione boschiva planiziale
Un esemplare di topo selvatico nascosto in mezzo alle foglie al suolo di un bosco planiziale

- IL MANTELLO (SIEPE)

I mantelli sono formazioni contigue al bosco e costituiscono una sorta di cintura che lo separa dalle comunità erbacee circostanti. Spesso nel nostro territorio, soprattutto in pianura, essi fungono da cuscinetto protettivo per il bosco, in quanto si trovano a contatto direttamente con aree agricole o vegetazione ruderale ricca di specie alloctone. Si tratta in ogni caso di comunità dinamiche che tenderebbero ad evolvere verso formazioni arboree.

Hanno una fondamentale importanza per la fauna, fornendo protezione, rifugio e fonte di approvvigionamento (con frutti e semi) in particolare per l’avifauna, per i piccoli mammiferi e per la fauna minore.

- TU LA FAI LA DIFFERENZA!

La raccolta differenziata è una pratica facile, che può davvero fare la differenza: quando ricicliamo, i materiali vengono convertiti in nuovi prodotti, limitando il consumo di risorse naturali. In questo modo infatti si possono ridurre notevolmente i processi di estrazione di materie prime dall’ambiente e può diminuire considerevolmente la quantità di rifiuti inviati a discariche e inceneritori, contenendo le emissioni di sostanze inquinanti. La scelta più sostenibile però comincia con la riduzione drastica della produzione di rifiuti, incentivando il riuso e recupero dei materiali e limitando gli sprechi (ad esempio negli imballaggi) nelle fasi di produzione industriale. Il Museo favorisce e incentiva una minore produzione di rifiuti e una corretta raccolta differenziata.

Grafico illustrante le diverse tipologie di rifiuti riciclabili

Un coleottero lucanide saproxilico (Dorcus parallelepipedus), comune anche in ambiente antropico e legato al legno in decomposizione
Un esemplare di Rana agile, anfibio abbastanza frequente in ambienti agrari a gestione tradizionale
Un fungo lignicolo parassita che cresce su ceppaie e tronchi arborei

- IL LEGNO MORTO

Alberi e arbusti hanno cicli vitali molto più lunghi degli animali, ciò nonostante sono anch’essi destinati a fasi di senescenza, deperimento e morte. Molto spesso, in particolare nei boschi, il legno morto è rimosso dagli esseri umani perchè viene percepito come una sorta di rifiuto, uno scarto da eliminare. E’ invece un elemento prezioso per la biodiversità, e la sua presenza negli ecosistemi forestali incrementa notevolmente il numero di specie presenti. Sono molti gli invertebrati (detti saproxilici) legati al legno deperiente, ma questa risorsa è fondamentale anche per anfibi, rettili, uccelli e piccoli mammiferi, che vi trovano rifugio, siti di ibernazione e possibilità di reperire fonti di cibo. Il legno morto è un habitat importante anche per funghi, licheni, muschi e diverse specie vegetali.  A livello domestico è possibile ricreare questi ambienti con piccole cataste di legna, che verranno presto colonizzate da diversi animali.

Via Cecilia Gradenigo Sabbadini
22-32, 33100 Udine
Come raggiungere il Museo

0432 1273211
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.