
L'altopiano calcareo che sta alle spalle della città di Trieste presenta tutte le forme carsiche epigee (conche chiuse, doline, campi solcati, ecc.) ed ipogee. Delle migliaia di grotte che lo costellano, almeno 180 sono state frequentate a partire dal Paleolitico inferiore (circa 500.000 anni da oggi) in poi.
La lettura aggiornata dei contesti datati al III millennio a.C. ha portato a nuove ipotesi sia sull'uso di alcuni siti, ad esempio come luoghi di sosta per i pastori e le loro greggi di pecore e capre, sia sui contatti che i frequentatori del territorio avrebbero avuto con regioni più o meno lontane. Sono infatti scarsi i termini di paragone con l'Italia settentrionale, mentre appaiono più numerosi con le regioni poste a est.

- LE ESPLORAZIONI DEL MONDO SOTTERRANEO
La speleologia in Friuli può vantare quasi 150 anni di storia. Dopo le prime esplorazioni occasionali, nel 1897 nasce infatti a Udine, sotto gli auspici della Società Alpina Friulana, il primo gruppo speleologico in territorio italiano: il Circolo Speleologico e Idrologico Friulano. Alla prima presidenza viene chiamato Achille Tellini (1866-1938), ma tra le file del sodalizio passano personaggi di alto spessore scientifico, quali Giovanni Nallino (1836-1906), Francesco Musoni (1864-1926), Giovanni Battista De Gasperi (1892-1916), Giuseppe Feruglio (1882-1918), Egidio Feruglio (1897-1954), Michele Gortani (1883-1966) e Ardito Desio (1897-2001). Contestualmente nasce anche l'interesse per i depositi archeologici celati in queste cavità, specialmente per le evidenze riferite alla Preistoria, disciplina scientifica che in Italia nacque, al pari del C.A.I., proprio nella seconda metà dell'Ottocento.
- LA RISCOPERTA DEL DEPOSITO PREISTORICO DEL RIPARO DI BIARZO
Nella cavità tra il 1982 e il 1984 sono state condotte campagne di scavo, sotto la direzione dell'Università degli Studi di Ferrara e del Museo Friulano di Storia Naturale. Queste hanno restituito tracce di frequentazioni datate a partire da 13.000 anni fa. Nel corso del tempo il Riparo Biarzo è stato al centro di diversi studi che hanno permesso di ottenere un quadro via via più completo delle dinamiche insediative e del contesto culturale ed ambientale riferito alle diverse fasi di frequentazione. I dati sinora emersi dallo studio multidisciplinare evidenziano una certa continuità nelle strategie di sussistenza, soprattutto nella selezione delle prede cacciate e nelle dinamiche insediative delle fasi più antiche tra Epigravettiano e Mesolitico. Tale continuità potrebbe essere legata alla stabilità dell'ambiente tra tardo Pleistocene e Olocene antico nell'area della Valle del Natisone. La posizione del Riparo di Biarzo ne fa un sito ideale come campo base dal quale spostarsi tra le medie quote e la pianura per lo sfruttamento di un'ampia varietà di nicchie ecologiche.

Unità stratigrafiche individuate nel corso dello scavo condotto al Riparo di Biarzo (dal basso verso l'alto): I'US5 è riferita all'Epigravettiano recente, le US 4 (non sempre presente) e 3B sono riferite al Mesolitico antico, I'US 3A al Mesolitico recente, I'US2 al Neolitico e all'età del Bronzo, infine l'US1 è una unità sterile.
Schema della scala geocronologica, delle unità stratigrafiche, delle fasi archeologiche e dei reperti più rappresentativi documentati nel Riparo di Biarzo. Dal basso verso l'alto: I'US5 è riferita all'Epigravettiano recente, le US 4 (non sempre presente) e 3B sono riferite al Mesolitico antico, I'US 3A al Mesolitico recente, I'US2 al Neolitico e all'età del Bronzo, infine l'US1 è una unità sterile.


- LA FAUNA SOTTERRANEA
Le grotte sono utilizzate da un numero relativamente limitato di specie animali e la documentazione fossile a disposizione proviene soprattutto dagli scavi archeologici, che non possono però rispecchiare pienamente il popolamento dell'epoca. Quest'insieme è infatti costituito dagli animali che vi vivevano (seppur temporaneamente), da quelli che vi cadevano accidentalmente o vi venivano fluitati, dall'uso delle cavità per la stabulazione degli animali, dalla selezione operata dall'uomo con le attività venatorie, di macellazione e di preparazione degli strumenti. A queste si somma l'abitudine, relativamente più recente e assolutamente deprecabile, di gettare le carcasse di animali nelle cavità.
- UN SISTEMA ECONOMICO DIVERSIFICATO NELLE VALLI DEL NATISONE DEL III MILLENNIO A.C.
Quest'area per la facilità di accesso, la buona esposizione e la ricchezza di acque, presenta una situazione geologica e una morfologia favorevoli alla frequentazione preistorica. Le valli mostrano infatti vari ordini di comodi terrazzi fluviali verso valle, mentre a monte si restringono in corrispondenza di rocce più compatte fino a formare forre su cui si affacciano ripari e grotte. Tra le centinaia di cavità che si aprono in questo territorio, in base alle ricerche sinora condotte solo 19 sembrano essere state frequentate in epoca pre-protostorica, secondo tipologie insediative differenti. A partire dal III millennio a.C. aumentano le testimonianze nei settori più interni, in aree sommitali, che riservano un vano un controllo visivo della pianura sottostante e ante e che a loro volta sono individuabili. Posizione motivata da ragioni che possono essere ricondotte ad attività di fienagione, di ricerca delle venatorie, pastorali, materie prime, di attività fusorie o ancora di nuovi rituali funerari.
