Il paesaggio è un prodotto in continua evoluzione, un’entità dinamica caratterizzata dall’interazione tra fattori naturali ed antropici, avvenuti nel corso dei vari periodi storici. Un vero e proprio contenitore della memoria, individuale e soprattutto collettiva, che costituisce un’inconscia e irrazionale relazione con le proprie origini. Così, in una geografia della memoria, le antiche strutture archeologiche dei tumuli, dei castellieri e delle cortine aiutano a leggere il paesaggio friulano con occhi non ordinari, ma ricchi di consapevolezza.

- TUMULI, CASTELLIERI E CORTINE

Il Friuli è costellato da tumuli, tombe monumentali di personaggi
importanti appartenenti alle comunità dell’antica età del Bronzo (2500 - 1600 a.C.), castellieri, villaggi dell'età del Bronzo (2500-950 a.C.), protetti da alte e solide fortificazioni in terra o pietre e circondati da fossati e da cortine, siti che appartengono al sistema difensivo della comunità medievale.

- IL CASTELLIERE DI UDINE

La storia della città di Udine affonda le proprie radici in epoca protostorica. Il primo ad enunciarlo fu Achille Tellini, studioso dai molteplici interessi che, nell’illustrare la situazione geologico-agraria di Udine e dintorni nel 1900, ne rilevò le origini remote. Egli, incrociando l’osservazione delle carte antiche, le proprie osservazioni sul campo e le notizie del ritrovamento di reperti, ipotizzò una planimetria del castelliere che costituirà la base per gli studi di Lodovico Quarina e di tutti gli studiosi che gli succederanno.

- ACHILLE TELLINI

Udine 1866–1938
Si laurea a Torino in Scienze Naturali e segue, per i successivi sette anni, il suo maestro di geologia presso l’ateneo romano. Svolge la sua attività scientifica in ambito paleontologico e geologico, collaborando, tra gli altri, al “Bollettino della Società Geologica Italiana” e alla “Rivista Italiana di Scienze Naturali”. Interrompe una sicura carriera universitaria per insegnare scienze naturali all’Istituto tecnico "A. Zanon" di Udine, dove fonda il Gabinetto di Storia Naturale con l’obiettivo di realizzarne un museo provinciale. Dopo una missione scientifica in Eritrea, si trasferisce nel 1908 a Bologna e comincia ad interessarsi di filologia, di linguistica, di folklore ladino e friulano, dedicandosi alla divulgazione dell’esperanto.

Foto della prima metà del XX secolo dell’area del terrapieno ipotizzato fra Porta Manin e Ospedale vecchio.

Udine. Lavori tra via Piave verso via Prefettura con il ritrovamento di materiali archeologici probabilmente riferibili all'antico aggere o all’abitato protostorico. Circa 1906. Civici Musei di Udine, Archivio Fotografico Friuli.
Udine. Via Piave. Villa De Eccher, già villa Livi. Giardino sui resti del probabile antico aggere. 1982. Civici Musei di Udine, Archivio Fotografico Friuli.
Udine. Via Manin nei pressi della Porta. Scalinata posata sul probabile antico aggere. 1982. Civici Musei di Udine, Archivio Fotografico Friuli.
Udine. Via Gorghi. Vivai della ditta Gasparini realizzati sul probabile antico aggere. 1940. Civici Musei di Udine, Archivio Fotografico Friuli.

- OGGI SAPPIAMO CHE...

Sono stati numerosi gli interventi di sorveglianza archeologica condotti dalla competente Soprintendenza nel centro della città, i quali hanno permesso di individuare, al di sotto dei consistenti livelli medievali e rinascimentali, gli strati archeologici riferibili al Castelliere di Udine. I primi scavi condotti nel 1986-87, sulla sommità del colle del Castello, hanno messo in luce una fossa di scarico (struttura tipica all’interno dei castellieri) contenente più di 8000 frammenti ceramici, riferibili all’età di Bronzo Finale (XI sec a.C.). Nella chiesa di San Francesco sono invece state individuate fosse di cottura della ceramica e fosse di scarico. Di recente, all’interno di Palazzo Mantica, sede della Società Filologica Friulana, si è potuto ben osservare un tratto dell’aggere, il recinto di terra che fortificava l’abitato. Strutture archeologiche e reperti sono stati rinvenuti anche lungo via Mercatovecchio, in prossimità della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, Piazza Venerio e durante i lavori di restauro di Casa Cavazzini. L’analisi di questi dati, ancora in corso da parte dell’Università di Udine, ha permesso di riconoscere una frequentazione dell’area dal Bronzo Recente alla piena Età del Ferro (XIV – V sec. a.C.).

- TUMULI E CASTELLIERI DEL FRIULI

Già a partire dal Settecento, studiosi dagli interessi variegati avevano riconosciuto, in alcune ripetitive morfologie che costellavano il territorio, episodi di frequentazione antica. Ma è solo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento che con Achille Tellini e Giovanni Battista De Gasperi, prima, e Lodovico Quarina poi, i tumuli e i castellieri, importanti presenze del paesaggio friulano, vennero assimilate a quanto già osservato in regioni vicine e attribuite all’azione modificatrice dell’uomo preistorico.

- LODOVICO QUARINA

Vernasso di San Pietro al Natisone 1867–1956
Perito agrimensore, assume incarichi come geometra presso il catasto. Si occupa di speleologia, geologia, toponomastica, di storia e di archeologia. Collabora con l’Accademia di Udine, la Società Alpina Friulana e con la Società Filologica Friulana. Per quest’ultima nel 1943 pubblica la ricerca dal titolo “Castellieri e tombe a tumulo in Provincia di Udine”.

Castelliere di Variano. Rilievo di Achille Tellini (Quarina 1943).
Castelliere di Gradisca di Spilimbergo. Manoscritto di Lodovico Quarina (Biblioteca Civica “V. Joppi”, Sezione Manoscritti e rari, f.p. 2605).

- OGGI SAPPIAMO CHE...

In regione il modello insediativo dell’intera età del Bronzo (1700 - 950 a.C.) è rappresentato dai castellieri: villaggi difesi da potenti fortificazioni in terra o in pietra resi ancor più monumentali da alte palizzate e a loro volta cinti da fossati. In questo lungo periodo si sono alternati momenti di crisi, di riorganizzazione degli spazi, di nuove fondazioni o di rinforzi delle strutture già esistenti. Le ricerche dell’Università di Udine e della competente Soprintendenza hanno permesso di riscostruire le tecniche di elevazione dei terrapieni nei castellieri di Sedegliano e Savalons (Mereto di Tomba). Questi erano costruiti con la tecnica della “terra armata”, in altre parole con terra e ghiaia inseriti in cassoni di legno, alternati, per favorire la dispersione dell’acqua piovana, senza avere cedimenti della struttura. A Galleriano, l’ingresso attraverso la cinta fortificata era ad “asse spezzato”, vale a dire non con un accesso diretto al villaggio, ma con un percorso più articolato.

Rilievi di alcune tombe a tumulo. Manoscritto di Lodovico Quarina (Biblioteca Civica “V. Joppi”, Sezione Manoscritti e rari, f.p. 2605).

Tomba di Mereto. La “Tumbare” o “Mutare”. Attorno al 1940. Civici Musei di Udine, Archivio Fotografico Friuli.

- OGGI SAPPIAMO CHE...

I tumuli sono tombe monumentali realizzate per evidenziare le sepolture di personaggi importanti appartenenti alle comunità dell’Antica Età del Bronzo (2500 - 1600 a.C.). Gli scavi condotti dall’Università di Udine e dalla competente Soprintendenza, in particolare a Mereto di Tomba e a Udine nel quartiere di Sant’Osvaldo, hanno permesso di scoprire in entrambi i casi la presenza di un individuo maschile, il cui corpo era collocato in una fossa oppure in una cassa lignea. Costruire una tomba monumentale era un modo per le comunità di legarsi ai luoghi dove gli antenati erano sepolti, tradizione che terminò nel Bronzo Medio (1700/1600 - 1350 a.C.), quando il paesaggio fu costellato da altre evidenze ben consolidate nel territorio: i castellieri.

- CORTINE MEDIEVALI IN FRIULI

Le cortine nascono come sistema difensivo di una comunità, distinta dal castello, per moto spontaneo della comunità stessa, che si dota così di una sua autoregolazione. All’interno delle cortine si celebrano molto spesso le vicinie, assemblee popolari per mezzo delle quali si gestiscono le proprietà collettive. Incerta è l’origine di questi apprestamenti, che si è orientati a collocare in epoca medievale; dai documenti è possibile coglierne la capillare diffusione tra il XIV e XV secolo.

- PIETRO SOMEDA DE MARCO

Mereto di Tomba 1891–1970
Laureato in giurisprudenza, esercita la professione di notaio a Udine e a Mereto di Tomba, dove diviene anche podestà. Socio dell’Accademia di Udine, della Deputazione di Storia Patria, dell’Ateneo Veneto e di altre istituzioni; poeta e saggista, dedica grande attenzione all’archeologia, soprattutto del suo paese, fornendo dati puntuali sui ritrovamenti che via via emergono dalla superficie dei campi e che poi vengono donati ai Civici Musei di Udine, dove il gemello di Pietro, Carlo, opera in qualità di direttore dal 1932 al 1958.

- OGGI SAPPIAMO CHE...

Ben poche cortine hanno mantenuto i caratteri originari: già nel corso del XVI secolo, infatti, sono state abbandonate o trasformate. Si sono conservate, al pari dei tumuli e dei castellieri, nei toponimi, nella loro conformazione morfologica e architettonica e nella presenza, all’interno dell’insediamento, della struttura della chiesa. Sappiamo dalle indagini archeologiche condotte presso la Cortina di Rivolto nel 2000 della presenza, in quel caso, del fossato e di due aggeri. I due terrapieni, uno più esterno e uno più interno, erano a loro volta separati da un fosso con dimensioni modeste rispetto a quello esterno.

- PAESAGGIO ATTUALE

Le morfologie emergenti riferibili alla Preistoria e al Medioevo informano la memoria storica collettiva, marcando in modo identitario il territorio friulano. La loro tutela e conservazione offre l’occasione per valorizzare aree quasi mai note al grande pubblico, favorendo una mobilità lenta dedicata alla conoscenza.