
Questa esposizione invita a scoprire uno dei legami esistenti tra natura e cultura. Attraverso un percorso ricco di suggestioni, la cooperazione emerge come motore dell’evoluzione e dell’eccellenza, rivelando analogie e sorprendenti differenze tra due mondi così lontani, anche se intimamente legati. La mostra vuole ribadire l’importanza della ricerca scientifica, stimolare il dialogo tra diverse discipline e invitare ad approfondire temi che possono aiutare a capire meglio il nostro mondo.
I TERRITORI DI COMUNITÀ.
IL VALORE DELLA COOPERAZIONE
Il percorso esplora il legame profondo tra paesaggio e comunità, mettendo in luce come il territorio non sia stato modellato solo per ragioni pratiche, ma plasmato anche per finalità simboliche e sociali.
I tumuli e i castellieri friulani, infatti, non sono semplici testimonianze archeologiche, ma disegnano un’idea di comunità in cui la cooperazione ha un ruolo decisivo. In questo la costruzione del colle del Castello di Udine rappresenta un caso esemplare, documentando l’importanza della pianificazione e della condivisione di risorse e competenze.
Un messaggio che attraversa i tempi e ispira il progetto di candidatura a Patrimonio Mondiale dell'Umanità del colle del Castello di Udine e dei tumuli e dei castellieri friulani.
MEMORIA NEL PAESAGGIO
Nel corso del Bronzo Antico, l’alta pianura friulana era costellata dalla presenza di decine di tumuli funerari.
I tumuli funerari erano distribuiti su una fascia larga circa 10 chilometri, tra i fiumi Torre e Tagliamento, e da alcuni abitati fortificati (o castellieri). I tumuli sono collinette artificiali di 25-30 metri di diametro e di circa 6,5–7 metri di altezza, oggi conservati in numero limitato. Accoglievano le spoglie di membri eminenti delle comunità del Bronzo Antico e risalgono agli inizi del II millennio a.C., ossia ad una fase precedente la nascita dei castellieri. In alcuni casi questi tumuli mantennero la loro rilevanza per secoli, assumendo significati e funzioni differenti: tra il XIX e il XIII secolo a.C., oltre al ruolo funerario, rappresentarono simboli del controllo territoriale da parte delle comunità che li avevano eretti; una funzione che, in seguito, sarebbe stata assunta dagli abitati fortificati. Erano inoltre luoghi di incontro e celebrazione, punti di osservazione e riferimenti nei percorsi di scambio.
I castellieri friulani si svilupparono in una fase leggermente successiva, diffondendosi soprattutto durante il Bronzo Medio. Un’eccezione è rappresentata dal castelliere di Sedegliano, dove, all’interno del terrapieno, sono state rinvenute cinque sepolture databili tra il 1900 e il 1600 a.C. La piena fioritura dei castellieri risale al pieno Bronzo Medio, con la fondazione dei castellieri di Udine, Variano di Basiliano, Galleriano di Lestizza e Savalons di Mereto di Tomba. In fasi successive, altri castellieri sorsero lungo la fascia delle risorgive e in prossimità dei fiumi. Tra la fine del Bronzo Medio e il Bronzo Recente (XIV–XIII secolo a.C.), si assistette a una occupazione capillare della bassa pianura friulana.
CONNESSIONI
La diffusione dei castellieri sembra aver tenuto conto della presenza dei più antichi tumuli funerari, spesso posti in posizioni intermedie tra un castelliere e l’altro, quasi a marcare i confini tra i territori delle diverse comunità. La distribuzione degli abitati sembra indicare una chiara consapevolezza - e forse anche un rispetto - delle aree di pertinenza di ciascun gruppo, che durante la fase più antica del fenomeno (Bronzo Medio) si stabilì a distanze regolari comprese tra gli 8 e i 10 chilometri.

UDINE MILLENARIA
In base ai rinvenimenti archeologici, l’abitato protostorico di Udine si estendeva a sud e ovest del colle del Castello, dall’attuale via Mercatovecchio all’ex ospedale civile e da via Manin alla chiesa di S. Francesco.
Con una continuità insediativa di circa mille anni, dal Bronzo Medio all’inizio della seconda età del Ferro (circa 1500-500 a.C.), rappresenta l’insediamento fortificato più esteso e complesso della protostoria friulana. Sorto su una modesta altura, occupava una superficie di circa 20 ettari – da cinque a dieci volte superiore a quella degli abitati coevi della pianura – ed era delimitato da un terrapieno e da un fossato. I resti si conservano a poca profondità, grazie alla posizione sopraelevata e ben drenata dell’altura, che protesse l’area dalle alluvioni ma favorì, nel tempo, l’erosione dei livelli protostorici, successivamente alterati dall’urbanizzazione medievale.
Tra le strutture emerse vi sono fosse di scarico, buchi di palo e pozzetti, insieme a materiali come ceramiche, fusaiole, pesi da telaio, resti di pareti in incannucciato e pavimenti in concotto, che restituiscono frammenti di vita domestica. Due abitazioni sono state finora individuate: una casa del Bronzo Recente, sotto Palazzo Mantica, con pianta rettangolare, pareti lignee e un focolare più volte ristrutturati; un’altra a piazza Venerio, con vano-magazzino interrato per la conservazione delle scorte alimentari, distrutta da un incendio nel VI-inizi V sec. a.C. Sotto Palazzo Dorta è invece emersa un’area artigianale per la rifusione di piccoli oggetti in bronzo, attiva dal Bronzo Medio alla prima età del Ferro. Non sono state identificate con certezza delle necropoli, ma alcuni oggetti – due fibule provenienti da piazza I Maggio e Planis e un’ascia rinvenuta in viale Ungheria – sembrano riferibili a contesti funerari dell’età del Ferro oggi perduti.
Per approfondire la storia della città Udine, dall’età del Bronzo all’età moderna, è disponibile il volume “Archeologia Urbana a Udine”. La presentazione, a cura del prof. Mark Pearce, è disponibile in questo video. Un contributo scientifico di rilievo per comprendere l’evoluzione storica e urbana della città attraverso le evidenze archeologiche.

A DIFESA DEL COLLE
Un breve tratto dell’argine originario, conservato per un’altezza compresa tra 80 e 120 centimetri, è stato individuato sotto Palazzo Mantica, sul versante sud-orientale del colle del Castello. Sebbene i dati a disposizione siano limitati, la cinta difensiva di Udine doveva già presentarsi come un’opera monumentale al passaggio tra Bronzo Medio e Bronzo Recente (XIV–XIII secolo a.C.). Lo scavo archeologico ha messo in luce tre distinte fasi costruttive dell’argine, tutte caratterizzate da una notevole perizia tecnica. Il nucleo originario del terrapieno fu ampliato una prima volta con la tecnica della ‘terra armata’: cassoni lignei riempiti con ghiaia, limo argilloso e ciottoli venivano disposti a scacchiera su più livelli, talvolta con elementi più piccoli ruotati di 45°. Strutture lignee interne agivano da barriere stabilizzanti, garantendo solidità e coesione all’intera costruzione.
INGEGNO E COOPERAZIONE
Nelle fasi avanzate della costruzione del terrapieno si utilizzarono delle strutture più leggere, chiamate ‘gabbioni’: si trattava di intelaiature in legno riempite con materiali inseriti in sacchi o ceste. Secondo una stima, se 100 operai fossero stati impegnati ogni giorno a spostare circa 1 metro cubo di terra ciascuno, l’intera costruzione avrebbe richiesto tra i 2 anni e mezzo e i 4 anni di lavoro.

POTERE E PAESAGGIO
Al centro di Udine, visibile da ogni angolo della città, si innalza il colle del Castello: una presenza imponente e isolata, alta circa 30 metri e con una base di 200 metri di diametro.
Questo rilievo domina il paesaggio urbano ed è da secoli uno dei simboli più riconoscibili non solo della città, ma dell’intera regione. Attorno a esso sono nate leggende, racconti popolari e ipotesi affascinanti, che hanno incuriosito studiosi di ogni epoca. Le più recenti indagini archeologiche e geo-archeologiche (2020-2022) hanno chiarito la sua natura: si tratta di una struttura realizzata interamente dall’uomo con strati sovrapposti di ghiaie e argille, resi stabili grazie all’impiego di strutture lignee. Un rilievo ( mound, in inglese) monumentale, che si stima racchiuda tra i 400.000 e i 450.000 metri cubi di sedimenti.

La sua costruzione, in base alle datazioni disponibili, si colloca tra la fine del Bronzo Medio e l’inizio del Bronzo Recente (circa 1400-1300 a.C.). La realizzazione di una collina artificiale tanto imponente sembra rispondere a un progetto unitario: lo scavo dell’area oggi occupata da piazza I Maggio avrebbe fornito il materiale per edificare l’altura, generando contestualmente un bacino idrico al servizio dell’abitato protostorico di Udine. Un’opera pianificata, che garantiva un punto strategico di avvistamento e controllo del territorio, eretta come testimonianza tangibile della potenza della comunità.
Per approfondire la storia delle indagini condotte sul colle del castello e i risultati dell’analisi dei reperti e delle strutture rinvenute, è disponibile il volume “Archeologia Urbana a Udine. Contributi per una rilettura dei dati provenienti dal colle del castello”. La presentazione, a cura del prof. Alessandro Fontana, è disponibile in questo video.
PROGETTO DI COMUNITÀ
La lettura dei più recenti dati geo-archeologici relativi al colle del Castello di Udine ha messo in luce gli aspetti più rilevanti di un progetto straordinariamente pianificato, la cui realizzazione ha richiesto la cooperazione organizzata di un’intera comunità. Per modellare questa imponente altura – una struttura a forma di tronco di cono, con pendii realizzati a gradoni – vennero movimentati tra i 400.000 e i 450.000 metri cubi di sedimenti, provenienti principalmente dall’area dove oggi si trova piazza I Maggio. Le dimensioni monumentali e la complessità dell’opera indicano una pianificazione accurata delle fasi costruttive, l’uso di tecniche consolidate e la presenza di manodopera specializzata, impegnata per un lungo periodo. In base alle stime attuali, con un impiego costante di 100 lavoratori la costruzione avrebbe richiesto circa 10-12 anni; con 300 operai 3-4 anni; mentre con 500 lavoratori si sarebbe potuta completare in poco più di 2 anni, tra i 26 e i 30 mesi.
Per modellare il colle sono stati movimentati detriti per
450.000 m³
Ipotesi di tempo necessario
10 anni
Ipotesi di tempo necessario
2 anni
Età del Bronzo
comunità composte da
100 persone
Al giorno
movimentazione terra
con cesti
1 m³
1700 d.C.
movimentati detriti per
1500 m³
COLLABORARE
Considerate le dimensioni ridotte delle comunità friulane dell’età del Bronzo – composte ciascuna da poche centinaia di persone – è plausibile che la costruzione del colle del Castello di Udine abbia richiesto il contributo di manodopera proveniente anche da insediamenti vicini. In una società pre-industriale, dotata soltanto di strumenti in legno, corno e semplici cesti, si stima che ogni lavoratore potesse movimentare circa 1 metro cubo di terra al giorno. Questo dato teorico trova un riscontro concreto anche in epoche molto più recenti: nel 1700, durante i lavori di bonifica dello stagno che occupava l’attuale piazza I Maggio (allora noto come Giardin Grande), 48 operai armati di pale metalliche impiegarono 32 giorni per rimuovere 1500 metri cubi di terra, mantenendo una media giornaliera per persona sorprendentemente simile a quella stimata per l’età protostorica.
IL DILEMMA DELL'ALTRUISMO.
A COSA SERVE L'ALTRUISMO IN NATURA?
Per gli esseri umani l’altruismo è un concetto che porta con sé implicazioni etiche e domande filosofiche: un’azione è altruistica se viene portata a termine con l’intenzione consapevole di aiutare qualcun altro.
Esiste qualcosa di simile anche nelle altre specie? L’altruismo nel mondo animale è un comportamento ancora dibattuto dagli scienziati e che rimane in parte misterioso. Un fenomeno difficile da definire, che sembrerebbe contraddire le basi stesse della teoria dell’evoluzione. Fu studiando i sistemi sociali degli imenotteri (api, vespe, formiche) che Charles Darwin si trovò di fronte a un dilemma che rischiava di compromettere la sua teoria. La presenza fra gli insetti di intere caste ‘altruiste’, cioè che rinunciano ad avere una prole propria dedicando la vita al bene comune, era in disaccordo con il principio della selezione naturale del più adatto, se per ‘più adatto’ si intende l’individuo con il maggior successo riproduttivo. Questo dilemma, secondo Darwin, poneva alla scienza domande cruciali che non interessavano solamente gli insetti, ma che coinvolgevano anche la più complessa delle società, quella umana.
'Colui che è pronto a sacrificare la propria vita, piuttosto che tradire i propri compagni potrebbe spesso non lasciare discendenti che ereditino la sua nobile natura'.
C. Darwin, L’origine dell’uomo, 1871
L’altruismo può essere una scelta efficace, portatrice di molti benefici, e non si tratta affatto di una prerogativa della specie umana: al contrario, mammiferi, uccelli, pesci, fino agli invertebrati e ai microorganismi ‘sanno’ essere altruisti.
LOTTA O COOPERAZIONE?
Che differenza c’è tra un lupo solitario e un lupo che vive in branco?
Siamo spesso inclini a pensare che le specie con un comportamento sociale complesso siano in un certo senso più evolute. Non a caso consideriamo noi stessi come il fiore all’occhiello dell’evoluzione! In realtà la vita sociale comporta molti costi. Gli animali che vivono in gruppo devono competere con i propri simili per lo spazio, il cibo e i partner e sono più esposti al rischio di epidemie.
Competizione e lotta per la sopravvivenza sono dunque gli unici motori dell’evoluzione?
Il filosofo e zoologo russo Pëtr A. Kropotkin pensava che il mutuo appoggio fosse tanto una legge della vita animale quanto lo è la lotta reciproca, e che anzi avesse un’importanza maggiore per i benefici che apporta alle specie che lo praticano.
'Ovunque ho visto la vita animale abbondare. Per esempio sui laghi dove decine di specie e milioni di individui si riuniscono per allevare la propria prole; nelle colonie di roditori; nelle migrazioni di uccelli che a quel tempo avvenivano lungo l’Ussuri […]: in tutte queste scene di vita animale che scorrevano davanti ai miei occhi, ho visto l’Aiuto Reciproco e il Mutuo Appoggio'.
P. A. Kropotkin, Il mutuo appoggio. Un fattore dell’evoluzione, 1902
Gli animali infatti, vivendo insieme, possono aiutarsi in molti modi.
La scelta della vita sociale si basa allora su un continuo bilancio tra costi e benefici. È tutta una questione di equilibrio. Quando gli individui traggono un vantaggio immediato da un comportamento si parla di cooperazione, come nella caccia o nella difesa dai predatori. Quando invece un individuo si comporta in modo altruistico perché si aspetta di ottenere in seguito una ricompensa, si parla allora di reciprocità: è il caso del grooming, l’usanza di spulciarsi a vicenda. In altre parole, la massima ‘tratta il prossimo tuo come vorresti essere trattato’ o, più cinicamente, ‘nessuno fa niente per niente’ vale anche nel mondo animale.

PRONTO SOCCORSO
Le formiche Matabele ( Megaponera analis) soccorrono le proprie compagne ferite sul ‘campo di battaglia’. Le trasportano al sicuro nel formicaio dove le curano leccandole per molto tempo. Il trattamento è riservato agli esemplari con buone probabilità di sopravvivere.
IL MUTUO APPOGGIO
Ma anche fra specie diverse esistono interazioni all’insegna della collaborazione, o per lo meno, della reciproca tolleranza, nel corso delle quali le specie coinvolte ‘barattano’ tra loro risorse o ‘servizi’. Questi rapporti possono essere occasionali, duraturi o addirittura irrinunciabili per la sopravvivenza degli organismi coinvolti, come nelle simbiosi obbligate, quando due specie sono strettamente interdipendenti tra loro. La vita dell’una sarebbe impossibile senza la vita dell’altra!
Quando le specie coinvolte nelle interazioni traggono ugualmente vantaggi dal rapporto, si parla di mutualismo: un esempio classico è l’alleanza fra piante e insetti, che nutrendosi del nettare prodotto dai fiori permettono l’impollinazione. Ma la solidarietà inter-specifica assume le più varie configurazioni: ogni specie mette sul piatto della vita comunitaria i suoi pezzi forti. Richiami d’allarme degli uccelli che i rettili hanno imparato a riconoscere.
Joint venture di predatori ciascuno con la propria tecnica di caccia. Parassiti cutanei tanto fastidiosi per i pachidermi quanto ghiotti per gli uccelli pulitori. Enormi corpi di squali che funzionano come taxi per innocui pesci pilota.
La rete di scambi, più o meno interessati, più o meno convenienti fra esseri viventi è parte del grande sistema interconnesso che si chiama ecologia.

JOINT VENTURE
Coalizione di caccia tra cernia pavone ( Cephalopholis argus) e murena bocca bianca ( Gymnothorax meleagris). Per coinvolgere le murene in una caccia comune le cernie utilizzano segnali visivi: le richiamano dalle loro tane scuotendo la testa, fino a farsi seguire. Quando cacciano insieme nella barriera corallina le due specie combinano le loro differenti tecniche: la cernia si posiziona presso un’apertura per bloccare l’uscita della preda, nel frattempo la murena si muove verso l’interno. In questo modo la preda non ha vie di fuga ed entrambe le parti beneficiano di un maggiore successo predatorio.
COSTI E BENEFICI
Quando guardiamo all’altruismo nel mondo animale dalla nostra prospettiva umana, il rischio è quello di antropomorfizzare i comportamenti degli altri animali, caricandoli di significati morali.
Se guarda alla bilancia del comportamento, invece, un biologo considera come veramente altruista solo un’azione in cui i costi siano maggiori dei benefici. In alcune specie, ci sono individui che sembrano compiere scelte radicali, come la rinuncia alla riproduzione o il sacrificio della propria vita. Perché lo fanno?
È la domanda che si pose Charles Darwin in merito ai diversi ruoli sociali che nelle colonie di insetti determinano le esistenze e i destini dei singoli:
'Questa difficoltà, sebbene appaia insuperabile, è diminuita, o, come io credo, sparisce, quando si ricordi che la selezione può essere applicata alla famiglia come all’individuo, e così può raggiungere lo scopo desiderato'.
C. Darwin, L'origine della specie, 1859
La chiave per comprendere i comportamenti altruistici sembra allora risiedere nel patrimonio genetico condiviso fra parenti.
Ma è possibile estendere il concetto di famiglia anche a gruppi di individui non strettamente imparentati tra loro ma ugualmente coesi?
Se immaginiamo una situazione in cui in una specie ci sono tanti gruppi che competono tra di loro per le risorse, all’interno del gruppo conviene essere altruisti, collaborare e aiutarsi vicendevolmente. Questa teoria, nota come selezione di gruppo, è in grado di spiegare le forme di altruismo più radicali, quelle che si esprimono al di fuori della famiglia.

AIUTANTI NEL NIDO
In molte specie di uccelli e di mammiferi, alcuni individui rinunciano alla riproduzione o la ritardano di qualche anno per aiutare i genitori ad allevare i loro fratelli, fornendo cibo e proteggendo i piccoli dai predatori. La scelta se diventare o meno aiutanti può dipendere dalla disponibilità di habitat di qualità o di partner riproduttivi. Se questi scarseggiano può essere conveniente garantire la sopravvivenza dei propri fratelli con i quali un individuo condivide il 50% del proprio patrimonio genetico.
IL MISTERO DELLE EMOZIONI
Cooperazione e reciprocità non spiegano però tutti i fenomeni di altruismo che si verificano in natura. Qualcosa sembra spezzare la logica dell’opportunismo o dei legami fra consanguinei.
Gli scienziati hanno cercato nuove spiegazioni evoluzionistiche che interpretano la selezione naturale in modo più complesso, analizzando molteplici fattori. Fra questi, per spiegare il senso dei comportamenti altruisti, c’è l’empatia: un coinvolgimento emotivo che spinge gli animali sociali ad andare oltre il freddo calcolo dei costi-benefici delle loro azioni e che si manifesta anche tra individui di specie diverse.
L’empatia, la capacità di riconoscere gli stati d’animo dell’altro e di mettersi nei suoi panni, in alcuni animali dà vita a gesti di altruismo disinteressato che non sono più prerogativa dei soli esseri umani. Soccorrere chi è in difficoltà, consolare chi attraversa un momento difficile, perfino piangere i propri morti, come fanno gli elefanti, sono tutti comportamenti documentati nel regno animale.
Queste reazioni alla condizione dei propri simili potrebbero sembrare misteriose o inspiegabili, se non fosse che rispecchiano esattamente ciò che facciamo anche noi umani.

AMICIZIA O CIOCCOLATA?
Nel vedere un proprio compagno imprigionato i ratti soffrono stati di stress. Esperimenti di laboratorio condotti sulla natura empatica dei loro comportamenti, hanno dimostrato che questi roditori preferiscono liberare il proprio simile e condividere con lui una tavoletta di cioccolata, piuttosto che tenere egoisticamente tutto il cibo per sé stessi, con ‘un nodo in gola’.
C'ERAVAMO TANTO ODIATI
Tra gli scimpanzè ( Pan troglodytes), dopo un conflitto tra due individui, in molti casi gli altri membri del gruppo decidono di consolare chi ha avuto la peggio con baci e carezze. Non è ancora del tutto chiaro perché invece non decidano di adulare il vincitore, una scelta che potrebbe essere per loro più vantaggiosa. Anche i protagonisti dei combattimenti, al termine dello scontro, spesso cercano la riconciliazione scambiandosi simili gesti di affetto. Quando non lo fanno spontaneamente, è una femmina a fare da mediatrice. Questi comportamenti ristabiliscono l’armonia e contribuiscono al benessere dell’intero gruppo.


IL NEMICO DEL MIO NEMICO È MIO AMICO
Le megattere ( Megaptera novaeangliae) difendono altre specie marine dagli attacchi delle orche ( Orcinus orca) interferendo con le loro manovre di caccia. Non è chiaro il motivo per cui rischiano di ferirsi e sprecano così tanta energia per proteggere altri cetacei, pinnipedi e anche i pesci luna. O forse il loro obiettivo è solo quello di danneggiare uno dei loro più acerrimi nemici? Gli attacchi delle orche infatti, se difficilmente possono abbattere l’enorme megattera adulta, sono invece fatali per i loro cuccioli.
LA SCOPERTA NON SI FERMA
Una mostra rappresenta un’opportunità per esplorare nuovi temi e stimolare la curiosità. Ma non si limita a questo.
È anche un’occasione unica per approfondire. Può diventare uno strumento fondamentale per raccogliere dati verificabili e aggiornati e, infine, può contribuire a sviluppare nuove conoscenze, coinvolgendo – grazie a libri e materiali divulgativi – lettori di tutte le età e livelli di conoscenza. In questo processo, il Museo svolge naturalmente un ruolo chiave e, in collaborazione con quanti si dedicano alla ricerca e alla sua diffusione, può offrire spunti preziosi. Leggere e riflettere sono infatti gesti semplici, ma in grado di produrre cambiamenti profondi, perché la conoscenza cresce quando viene condivisa.
Selezione di letture scientifiche e testi di riferimento che hanno ispirato la mostra
EMPATIA
• Ben-Ami Bartal I., Decety J., Mason P. 2011 -
Empathy and Pro-Social Behavior in Rats, Science, 34(6061): 1427-1430.
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• De Waal F.B. M. 2008 -
Putting the Altruism Back into Altruism: The Evolution of Empathy, Annual Review of Psychology, 59: 279-300.
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• De Waal F.B. M., Aureli F. 1999 -
La risoluzione dei conflitti nei primati, in Enciclopedia Treccani, Frontiere della Vita.
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• Frank E.T., Wehrhahn M., Linsenmair K. E. 2018 -
Wound treatment and selective help in a termite-hunting ant, Proceedings of the Royal Society. Biological sciences, 285(1872): 20172457.
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• Miralles A., Raymond M., Lecointre G. 2019 -
Empathy and compassion toward other species decrease with evolutionary divergence time, Scientific Reports, 9: 19555.
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• Pérez-Manrique A., Gomila A. 2018 -
The comparative study of empathy: sympathetic concern and empathic perspective-taking in non-human animals, Biological Reviews. Cambridge Philosophical Society, 93(1): 248-269.
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• Zahn-Waxler C., Hollenbeck B., Radke-Yarro M. 1984 -
The Origins of Empathy and Altruism, in Fox M. W., Mickley L. D. (eds), A
dvances in animal welfare science 1984/85, Washington DC, The Humane Society of the United States: 21-41.
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ALTRUISMO
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• Nazzi F., Vianello A. (eds) 2018 -
L'altruismo. Competizione e cooperazione dalla biologia all'economia, dalla filosofia alle neuroscienze, Quaderni di Aperture. Idee, scienza e cultura, Udine, Forum Edizioni.
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• Picard A., Mundry R., Auersperg A., Boeving E., Boucherie P., Bugnyar T., Dufour V., Emery N., Federspiel I., Gajdon G., Guéry J.-P., Hegedič M., Horn L., Kavanagh E., Lambert M., Massen J., Rodrigues M., Schiestl M., Schwing R., Szabo B., Taylor A., van Horik J., von Bayern A., Seed A., Slocombe K. 2019 -
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Bronze Age monumental earthworks of the Friuli plain (NE Italy): from LiDAR-based morphometric analysis to the reconstruction of settlement patterns and organisation, Archaeological and Anthropological Sciences, 17: 19.
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• Visentini P. (ed.) 2023 -
Archeologia Urbana a Udine. Contributi per una rilettura dei dati provenienti dal colle del Castello, Udine, Comune di Udine, Edizioni del Museo Friulano di Storia Naturale, 58, 398 p.
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• Visentini P. (ed.) 2024 -
Archeologia Urbana a Udine, Udine, Comune di Udine, Pubblicazioni varie del Museo Friulano di Storia Naturale, 76, 416 p.
Link
Proposte di letture, a cura della libreria CLUF di Udine, dedicate all’esplorazione di tematiche laterali a quelle trattate nella mostra “Cooperare e distinguersi”
COOPERAZIONE
• Emanuela Borgnino,
Ecologie native, elèuthera, 2022
• Michael Tomasello,
Altruisti nati, Bollati Boringhieri, n. ed. 2025
• Vittorio Lingiardi,
Io, tu, noi, Utet, 2019
• Aldo Bonomi (a cura di),
Sul confine del margine. Tracce di comunità in itinere, Derive Approdi, 2024
• Adele Clarke, Donna Haraway,
Making Kin. Fare parentele, non popolazioni, Derive Approdi, 2022
• Adriana Giannini, Lynn Margulis,
La scoperta dell’evoluzione come cooperazione, L’Asino d’oro, 2021
• Stefano Bocchi,
L’ospite imperfetto, Carocci, 2021
• Tim Ingold,
Siamo linee, Treccani, n. ed. 2024
• Frédéric Maupomé,
Muri, Nomos, 2025
• Mac Barnett illustrato da Jon Klassen,
Sam e Dave scavano una buca, Terre di Mezzo, rist. 2023
• Marcos Farina,
Io, tu e gli altri, Ukids, 2025
• Satomi Ichikawa,
Amici, Orecchio Acerbo, 2023
• Anne Jankéliowitch, Isabelle Simler,
Regni minuscoli, 2022
CREAZIONE
• Francesco Faccin,
Zattere, Corraini, 2024
• Elena Granata,
Placemaker, Einaudi, 2021
• Pedro Torrijos,
Territori improbabili, Saggiatore, 2024
• Dan Nott,
Sistemi nascosti, Quinto Quarto, 2024
• Andrea Staid,
Dare forme al mondo, Utet, 2025
• Tim Ingold,
Making, R. Cortina, 2019
• Rompere le regole, Utet, 2019
• Bruno Munari,
Pensare confonde le idee, Corraini, 2023
• Michele De Lucchi,
L’architetto, Corraini, 2024
• Cruschiform,
L’odissea dei semi, L’Ippocampo, 2024
• Isabelle Simler,
Casa, L’Ippocampo, 2023
• Francesco Spampinato, Irene Rinaldi,
Facciamo presente, Topipittori, 2025
• Emmanuelle Figueras, Claire De Gastold,
Animali tuttofare, L’Ippocampo, 2022
• Guia Risari, Alessandro Sanna,
La Terra respira, Lapis, 2022
• Julie Bernard,
Il banchiere di semi, Terre di Mezzo, 2024
• Aude Le Pichon, Arnaud Nebbache,
Da capogiro, Donzelli, 2024
• Judith Schlansky,
Inventario di alcune cose perdute, Nottetempo, 2020
EVOLUZIONE
• Rebecca Solnit,
Storia del camminare, Ponte alle Grazie, 2022
• David Quammen,
L’evoluzionista riluttante, R. Cortina, 2025
• Sean B. Carroll,
Una serie di fortunati eventi, Codice ed., 2022
• Gabriele Ferrari,
Polvere e ossa, Codice ed., 2023
• Stephen Jay Gould,
Questa idea della vita, Codice ed., 2022
• Marco Ferrari,
L’evoluzione è ovunque, Codice ed., 2021
• Christiane Vadnais,
Faune, Codice ed., 2023
• Henry Bergson,
L’evoluzione creatrice, Bur Rizzoli, rist. 2025
• Mauro Garofalo,
La tigre e l’usignolo, Nottetempo, 2025
• Stephen Jay Gould,
Il pollice del panda, Saggiatore, 2016
• Giorgio Manzi,
Antenati, Il Mulino, 2024
• Fabien Grolleau, Thomas Brochard-Castex,
Grande oceano, Add ed., 2023
• Nicoby Vincent Zabus,
Il mondo di Sofia, Longanesi, 2022
• Roberta Ragona Tostoini,
Fossili viventi, Aboca kids, 2025
• Serenella Quarello, Alessio Alcini,
Estintopedia, Camelozampa, rist. 2024
• Aina Bestard,
Paesaggi perduti della Terra, L’Ippocampo, 2020
• Anna Claybourne, Wesley Rbins,
Meravigliosa evoluzione, Editoriale Scienza, 2020
• Desmond Morris,
La scimmietta nuda, Bompiani, 2025
• Neil Packer,
Unico nel suo genere, Camelozampa, 2022
• David Graeber, David Wengrow,
L’alba di tutto, Bur Rizzoli, rist. 2025
•
Ingannare il tempo. Bruno Munari archeologo, Corraini, 2024
INTERCONNESSIONI
• Venezia e l’Antropocene, Wetlands, 2022
• Serge Latouche,
Il disastro urbano e la crisi dell’arte contemporanea, elèuthera, 2025
• Fred Bodsworth,
L’ultimo dei chiurli, Adelphi, 2025
• Anna Marson, Antonella Tarpino,
Sguardi sul paesaggio, Manifestolibri, 2025
• Niccolò Scaffai,
Sotto l’inesauribile superficie delle cose, Aboca, 2025
• Marco Deriu,
Rigenerazione, Castelvecchi, 2022
• Donna Haraway,
Chthulucene, Nero ed., 2023
• Tim Ingold,
Il futuro alle spalle, Meltemi, 2024
• Andrea Staid,
Essere natura, Utet, 2022
• Valentina Gottardi,
Lumen, Cocaibooks, 2024
• Adriano Favole,
Vie di fuga, Utet, 2021
UMANITÀ E NATURA
• Long Litt Woon,
La via del bosco, Iperborea, 2023
• Alberto Moravia,
Storie della preistoria, Bompiani, 2017
• Giorgio Vallortigara,
Pensieri della mosca con la testa storta, Adelphi, 2021
• Giorgio Vallortigara,
Altre menti, Il Mulino, 2000
• Giorgio Vallortigara,
Cervello di gallina, Bollati Boringhieri, 2024
• Sy Montgomery,
Il tempo delle tartarughe, Aboca, 2025
• Paco Calvo,
Planta Sapiens, Saggiatore, 2022
• Francesca Buoninconti,
Senti chi parla, Codice ed., 2021
• Nicholas P. Money,
Natura veloce, natura lenta, Codice ed., 2022
• Eva Meijer,
Linguaggi animali, Nottetempo, 2021
• Emmanuelle Pouydebat,
Quando gli animali e le piante ci ispirano, Espress, 2021
• Emmanuelle Pouydebat,
L’intelligenza animale, Corbaccio, 2018
• Telmo Pievani,
La natura è più grande di noi, Solferino, 2022
•
Umani e non umani. Noi siamo natura, Utet, 2024
• Aimee Nezhukumatathil,
Un mondo di meraviglie, Nottetempo, 2024
• Francesco Remotti,
Fare umanità, Laterza, 2013
• Nat Cardozo,
Origine, L’Ippocampo 2023
OLTRE LE BARRIERE
• Bell Hooks,
Scrivere oltre la razza, Saggiatore, 2024
• Alexis Pauline Gumbs,
Undrowed, Timeo, 2023
• Lorraine Daston,
Contro natura, Timeo, 2024
• Lino Leonardi,
Razza, Il Mulino, 2024
• Mirella Orsi, Sergio Ferraris (a cura di),
Prime. Dieci scienziate per l’ambiente, Codice ed., 2023
• Guido Barbujani,
L’alba della storia, Laterza, 2024
• Jackie Higgins,
Senzienti, Longanesi, 2025
• Tim Ingold,
Antropologia, Meltemi, 2020
• Nicole Shukin,
Capitale animale, Tamu, 2023
• Annalisa Strada, Mary Anning,
La cacciatrice di fossili, Editoriale scienza, 2025
• Cristina Petit,
Qualcosa che c’entra con la felicità, Pulce, 2021
• Issa Watanabe,
Migranti, Logos, 2023
• Federica Buglioni,
Alfabeti naturali, Topipittori, 2023
• La biblioteca degli animali di Tatsu Nagata, L’elefante, Nomos, 2025
• La biblioteca degli animali di Tatsu Nagata, L’ape, Nomos, 2025
• Rosie Haing,
Noi animali umani, Donzelli, 2022
• Chiara Grasso,
Una famiglia bestiale, Macadamia, 2024